
Il mese di luglio per me ha segnato un punto di svolta: dal “fare” all’“essere”.
È il momento in cui ho riconosciuto la trappola del vivere sulle infinite e mai risolte liste delle cose da fare, dei doveri praticamente verso tutti — tranne che verso me stessa — e dei ruoli da rispettare quasi a ogni costo, anche se non li avevo scelti io.
Ho cominciato a capire che dovevo — a me stessa — l’opportunità di esplorare la libertà del vivere secondo la mia visione interiore.
Bello!
Però non sapevo quale fosse quella visione, né dove “trovarla”.
Così ho accettato l’idea — che spesso insegno nei miei percorsi di coaching — che non serve sapere tutto. Serve sapere chi siamo, oggi, e scegliere ogni giorno di tornare “a casa”.
E sono partita da lì.
Per molti anni ho vissuto come se la mia vita fosse una sequenza di obiettivi, compiti e risultati da raggiungere.
La mia felicità dipendeva da quanto riuscivo a “spuntare” ogni giorno.
Ma più spuntavo, più mi sentivo vuota.
Poi ho capito: la lista delle cose da fare non finisce mai.
La visione, invece, è viva, si muove con noi, ci guida anche quando non sappiamo ancora dove stiamo andando.
La differenza tra i due modi di vivere è enorme:
Quando vivi per la tua visione, non ti chiedi più “cosa devo fare?”, ma “chi voglio essere mentre lo faccio?”.
Un’immagine che mi accompagna da tempo è quella degli abiti interiori:
ciascuno di noi indossa, nel corso della vita, vestiti che un tempo ci servivano — per essere accettate, per proteggerci, per andare avanti.
Ma a un certo punto, diventano stretti, rigidi, o semplicemente non ci somigliano più.
Non è colpa nostra: spesso sono abiti cuciti da altri.
Il ruolo di “quella che ce la fa sempre”.
La figlia perfetta.
La professionista che non sbaglia mai.
La donna che non si ferma mai.
E allora, tornare a casa significa riconoscere cosa non ci appartiene più e concederci il diritto di alleggerirci.
Ti propongo un esercizio semplice, ma liberatorio:
Non cercare un piano, cerca un sentire.
Non serve sapere tutto — basta sapere dove vuoi tornare.
Tornare a casa non è un gesto che si fa una volta sola.
È una pratica quotidiana.
Ogni mattina possiamo scegliere di tornare a noi, anche solo per un istante.
Ti invito a riscrivere la tua to-you list:
non ciò che devi fare per gli altri, ma ciò che vuoi donare a te stessa oggi.
✨ Anche solo: respirare, rallentare, sorridere, dire no.
È da lì che comincia la visione.
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