
“L’elefante incatenato” – da Lascia che ti racconti. Storie per imparare a vivere – Jorge Bucay
Quando ero piccolo adoravo il circo, mi piacevano soprattutto gli animali.
Ero attirato in particolar modo dall’elefante che, come scoprii più tardi, era l’animale preferito di tanti altri bambini.
Durante lo spettacolo quel bestione faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune.
Ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l’elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe.
Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri.
E anche se la catena era grossa e forte, mi pareva ovvio che un animale in grado di sradicare un albero potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire.
Era davvero un bel mistero.
Che cosa lo teneva legato, allora?
Perché non scappava?
[…]
L’elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché, poveretto, crede di non poterlo fare.
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Quali sono i tuoi paletti?
La prima volta che ho sentito questa storia, qualcuno mi ha chiesto proprio questo: “E tu, quali paletti ti tengono ferma?”
Mi sono ritrovata subito due voci dentro.
La prima era lontana, antica. Mi riportava all’università, a mia madre che mi diceva che non sarei mai riuscita a mantenermi da sola con il lavoro che avevo scelto: traduttrice e interprete. Secondo lei, avrei dovuto insegnare, perché quella era una strada “più sicura”.
Quelle parole, ripetute tante volte fin da bambina ogni volta che facevo scelte diverse dalle sue, si erano infilate dentro come verità assolute:
“Tu non sei capace.”
La seconda voce era più recente. Di una persona che mi voleva bene, sì, ma che, per paura, mi rimandava lo stesso messaggio:
“Tu non sei capace.”
E io? Io ci ho creduto.
Mi sono sentita inadeguata. Anche nei momenti di successo.
Sì, anche dentro il successo.
Solo col tempo ho capito che quelle voci non volevano farmi male, ma volevano trattenermi dove loro si sentivano al sicuro.
Come il paletto dell’elefante.
Il mio “paletto” era proprio questo: sentirmi inadeguata.
E quel paletto mi ha tenuta dentro una zona sicura per tanto, troppo tempo. Non osavo fare passi nuovi, per paura di dare ragione a quelle voci.
Poi, un giorno, durante una sessione di counselling, mi è stata posta una domanda semplice, ma potente:
“Di chi è quella voce?”
È stato come svegliarsi.
Ho realizzato che quella voce non era mia.
Mi stavo ancora portando addosso convinzioni, paure e limiti che non mi appartenevano.
E così ho iniziato a lasciarli andare.
Mi sento ancora inadeguata, a volte. Ma adesso me ne accorgo.
Quando succede, mi osservo, mi faccio domande, parlo con le mie amiche coach.
E alla fine scopro sempre la stessa cosa: è quel vecchio paletto.
Ma oggi, non mi fermo più.
E tu, quali sono i tuoi paletti?
Ci sono convinzioni, frasi, paure che ti trattengono?
Ti sembra di non poter fare un passo, anche se dentro di te qualcosa ti chiama?
Scrivimi, se ti va. Ti leggo volentieri. 💛
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Per tanto tempo mi sono sentita ferma, mentre il mondo correva avanti.
Mi confrontavo con chi sembrava sempre più avanti, sentivo l’asticella salire… e dentro, cresceva la convinzione di non valere abbastanza.
Anche questi erano i miei paletti.
Poi ho incontrato strumenti preziosi e persone giuste, che mi hanno aiutata a vederli, attraversarli e lasciarli andare.
Ora non fanno più paura.
Ogni tanto riemergono — ma so riconoscerli, accoglierli, salutarli.
E, con una consapevolezza nuova, scegliere me.
Quando impari a tornare al centro di te stessa, e a riconoscere il tuo vero valore, le paure perdono potere.
E al loro posto cresce la fiducia.
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Tutto parte da una domanda: di chi è quella voce che ti tiene ferma?
E dalla scelta, ogni giorno, di credere che puoi davvero liberarti.
Quando smetti di credere ai tuoi paletti, scopri di poter andare molto, molto più lontano di quanto pensassi.
💛 Grazie per aver letto.
Se pensi che questo messaggio possa aiutare qualcuno, condividilo.
E invita altre donne a unirsi a questa comunità di rinascita e autenticità.